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Per Aspera Ad Veritatem n.26
The future of freedom

Fareed Zakaria - W.W. Norton & Company, New York-London, 2003



Nell’intervista che apre questo numero della Rivista, Franco Cardini si sofferma, tra l’altro, sulla fase di transizione che sta caratterizzando molte democrazie, non di rado dominate da poteri che sono al di fuori del tradizionale processo di rappresentanza, sostanzialmente oligarchici. La caduta di partecipazione dei cittadini, per esempio negli appuntamenti elettorali, secondo un trend in costante incremento, non fa che aumentare gli interrogativi sull’era postdemocratica, che vede manifestarsi, secondo studiosi di vario orientamento, una sorta di paradosso. Estensione della democrazia formale a fronte di un sostanziale restringimento delle libertà. Molti si vanno interrogando, in questo periodo, sulla dialettica tra questi due concetti chiave, non più simbiotici, come in altre fasi della storia, e soprattutto cruciali quando immaginati come valori da esportare in realtà dove i diritti vivono in stato di continua emergenza. Tra gli autori di maggior pregio, successo senza precedenti ha incontrato l’opera di attenta riflessione di Fareed Zakaria, condensata in un libro, The Future of Freedom, illiberal democracy at home and abroad, pubblicato quest’anno e immediatamente diventato reference book per tutti i dibattiti sull’argomento. L’Autore, già direttore della nota e prestigiosa Rivista Foreign Affairs ed oggi del Newsweek international, analista politico per la rete ABC, costruisce con fluidità argomentativa un discorso che non è solo un saggio di scienza politica, ma anche un memorandum dei problemi oggi sul tappeto nel sistema globale, destinato a voltare pagina su miti mai messi in discussione dell’organizzazione sociale e politica ed oggi rivisitati con uno sguardo moderno proiettato al futuro prossimo. Zakaria non ha alcun dubbio di vivere nella democratic age: tutto, in questi anni, si è andato democratizzando. Il sistema economico, la cultura, la tecnologia, l’informazione e persino la violenza, non più monopolio della forza legittima dello Stato, ma accessibile a piccoli gruppi che possono azionare conseguenze disastrose. Tuttavia, è necessario raccogliere, è il suo postulato di partenza, la sfida di approfondire le dark sides della democrazia senza fermarsi di fronte al timore di essere definiti antidemocratici. In questo senso, egli ritiene in primo luogo importante distinguere tra democrazia e liberalismo costituzionale, solo quest’ultimo caratteristico dell’esperienza occidentale e sintesi di una serie di valori che comprendono la democrazia ma non si risolvono esclusivamente in essa, come la possibilità di libere e corrette elezioni, lo stato di diritto, la separazione dei poteri, l’autonomia e l’imparzialità del giudice, le garanzie di libertà fondamentali come quelle di espressione, di associazione, di religione, di proprietà. Quanto alla democrazia, molte dittature hanno raggiunto il potere attraverso libere elezioni.
Chi può garantire, è l’esempio islamico, che libere elezioni in molte realtà non portino al governo legittimo aberranti totalitarismi politici o religiosi? Dunque non è la democrazia, ne è convinto Zakaria, a caratterizzare la storia del modello occidentale, ma piuttosto l’insieme di quei valori che definiamo liberalismo costituzionale. Checks and balances, essenza dei sistemi costituzionali di ispirazione liberale, sono proprio l’argine contro il rischio di maggioranze illiberali, come l’esperienza di Gran Bretagna, Stati Uniti e Francia dimostrano e come si ritrova nell’elaborazione dei grandi filosofi, giuristi e scienziati della politica. La forma della democrazia non può essere giustapposta in assenza di un radicato sistema di libertà, anzi il rischio di dare legittimità a regimi gravemente illiberali è enorme. Ci sono, tuttavia, delle vie d’uscita, valide non solo per le nuove democrazie, ma anche per le vecchie, minacciate da lobbismo, populismo, gruppi d’interesse, potere del denaro. Si tratta di scegliere la strada di profonde riforme che aiutino i sistemi politici a confrontarsi efficacemente con le nuove sfide globali, come il terrorismo, limitando i poteri delle maggioranze attraverso la valorizzazione del ruolo dei corpi intermedi in un contesto di equilibrio garantito dell’esercizio delle libertà costituzionali.



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